ripenso al fatto che non ci si debba drogare quando si è soli.
jim morrison è morto e io non ho che me.
la solitudine è un viaggio in posti che non avevi mai visitato,
la rinnovata scoperta del proprio stato.
jim morrison è morto e io non ho che me.
jim morrison è morto e io non ho che me.
jim morrison è morto e io non ho che me.
jim morrison è morto e io non ho che me.
erano tempi in cui sui quotidiani assistevamo ogni giorno in prima pagina, alla sottomissione di proletari dalle ambizioni ingiallite. poi la sera, tra i sedili posteriori delle utilitarie di seconda mano dei nostri genitori, s’incontravano i nostri orgasmi. per combattere l’eiaculazione precoce, durante il rapporto mi capitava spesso di ripensare a quegli stessi proletari e giunsi alla conclusione che probabilmente, ciò che impediva loro di maturare un’identità politica era da ricercarsi all’interno dei sindacati, i quali continuavano da un piedistallo a vomitargli addosso ideologie. ecco, se i proletari avessero avuto l’opportunità di autorappresentarsi, probabilmente ora non si troverebbero a marcire dentro le fabbriche per qualcuno che quantifica in denaro la schiavitù. quando il rapporto finiva e s’appannavano i vetri, scrivevo al contrario sui finestrini che la rivoluzione era una bella cosa, in modo che i passanti potessero leggere. era tutto sommato stimolante guidare una macchina con uno slogan simile, anche se una volta spannati i vetri non restavano altro che le nostre facce disinvolte, affrancate da un’eccitazione post-orgasmo.
tutto questo poteva essere interpretato come una critica alle nostre ideologie sterili, un legittimarsi nel pensiero comune della concezione marxista del sottoproletariato, una condanna pubblica all’improduttività eccessiva ed a una vita politica prevalentemente svoltasi come conseguenza dell’esistenza del problema dell’eiaculazione precoce.
Powered by R*